Simonetta Vespucci

Se qualcuno mi chiede quale donna incarna la bellezza nel vero senso della parola, rispondo senza esitazione Simonetta Vespucci. Simonetta Vespucci nacque a Genova, secondo alcune fonti a Porto Venere da una famiglia nobile, entrambi i genitori erano Genovesi Gaspare Cattaneo della Volta e Cattochia Spinola.
Fu data in sposa all'età di 16 anni una ragazzina diremmo oggi ma all'epoca era l'età giusta per sposarsi.Fu data in sposa al potente banchiere Marco Vespucci (cugino del più famoso Amerigo, colui che battezzò l'America con il suo nome) la cui famiglia era assai legata alla famiglia Medici di Firenze. Una volta sposati si stabilirono proprio a Firenze. Era una ragazza molto bella tanto che la sua bellezza non passò inosservata alla corte dei Medici, infatti Giuliano lo scapolo della famiglia Medici, finì per innamorarsene perdutamente, il poeta più grande del 400 Agnolo, nella sua composizione "Stanze per la giostra", narra che nel 1475 fu indetto un torneo cavalleresco in Santa Croce e come premio in palio fu messo un ritratto di Simonetta Vespucci dipinto da Botticelli, (Botticelli e' stato uno tra i piu' grandi pittori del Rinascimento italiano, nato a Firenze nel Marzo de 1445 nella zona di Via del Porcellana e morto sempre a Firenze nel 1510.
Fece apprendistato nella bottega di Filippo Lippi con il quale lavorò a Prato negli affreschi della cappella maggiore del Duomo. Quando Filippo Lippi si spostò' a Spoleto il Botticelli frequentò' le botteghe di Antonio del Pollaiolo e e di Andrea del Verrocchio). il torneo quello fu vinto proprio da Giuliano de Medici.
Ritornando alla Vespucci era così bella che ad innamorarsi perdutamente non fu solo Giuliano ma si innamora anche lo stesso Botticelli tanto da volerla come sua modella, da sottolineare che molti altri pittori furono folgorati della sua bellezza ed ognuno la reclamava come modella per immortalarla nelle proprie opere fra questi il Ghirlandaio, Piero di Cosimo, il Verrocchio, ma solo uno fra tutti ci riuscì, fu il Botticelli. Si racconta che il Botticelli fece trapelare un legame affettivo, fra lui e Simonetta probabilmente una leggenda (priva di ogni fondamento) si dice anche che il pittore avrebbe chiesto di essere sepolto accanto a Simonetta nella chiesa di Ognissanti, caso strano i due furono effettivamente sepolti in questa chiesa, ma solo per una pura coincidenza, le tombe di famiglia di entrambi si trovavano nella stessa chiesa (i Vespucci erano titolari di una cappella, mentre Botticelli fu sepolto nel cimitero di Ognissanti).
Una cosa è certa che i due si conoscevano infatti nel 1464 il padre di Botticelli, Mariano Filipepi (infatti ebbene ricordare che Botticelli, si chiamava Alessandro Filipepi), aveva acquistato una casa in via Nuova, limitrofa all'abitazioni della famiglia Vespucci, nel quartiere di Borgo Ognissanti.
In questa casa dimorò anche Sandro, almeno dal 1470 e fino alla fine dei suoi giorni.
Tra i Filipepi e i Vespucci sicuramente c'erano buoni rapporti di vicinato è questo è testimoniato dal fatto che i Vespucci commissionarono diverse opere al pittore come il Sant'Agostino nello studio della chiesa di Ognissanti (i Vespucci, oltre a essere titolari di una cappella nella chiesa, ne erano stati anche tra i principali finanziatori).
Ritornando alla Vespucci era una donna dalle fattezze delicate e gentili, capelli color biondo oro lunghi e lucenti come si evince in alcune opere come la Nascita di Venere e la Primavera.Nel primo dipinto incarna il volto della dea greca della bellezza, mentre nel secondo è Flora, l'allegoria della stagione primaverile.
Anche Piero di Cosimo comunque fu un appassionato estimatore, dedicandole il ritratto del Museo Condé.
Simonetta Vespucci è effigiata a mezza figura di profilo, voltata verso sinistra e sullo sfondo di un paesaggio aperto, arido a sinistra e rigoglioso a destra.
Una nube scura esalta per contrasto il profilo purissimo del volto, dalla carnagione chiarissima.
Tradizionalmente viene identificato come un ritratto nelle vesti di Cleopatra, per il seno scoperto e l'aspide attorcigliato al collo con il quale essa morì.
Studi più recenti hanno però anche ipotizzato che la donna simboleggi Proserpina, col serpente che simboleggerebbe la speranza di resurrezione in chiave pagana. Stupisce la purezza dei lineamenti e la ricchezza dell'acconciatura, elaborata con treccine, nastri e perline.
La fronte molto alta, secondo la moda del tempo che prevedeva la rasatura dell'attaccatura dei capelli. Il busto, secondo una tipologia quattrocentesca, è leggermente ruotato verso lo spettatore, in modo da favorire la visuale, ed è avvolto da un panno riccamente ricamato e intarsiato. Sul parapetto dipinto si legge un'iscrizione che imita lettere intagliate, uno stratagemma già usato nell'arte fiamminga.
Simonetta muore il 26 aprile 1476 all'età di 23 anni per tisi, diventa ben presto oggetto di venerazione, infatti fiorentini e non vedevano una sorta personificazione del concetto di bellezza, lo stesso Lorenzo il Magnifico scrisse, in sua memoria, quattro sonetti, il più famoso dei quali recita:
"O chiara stella che co' raggi tuoi
Togli alle tue vicine stelle il lume,
Perché splendi assai più del tuo costume?
Perché con Febo ancor contender vuoi?
Forse e begli occhi, quali ha tolto a noi
Morte crudel, che omai troppo presume,
Accolti hai in te: adorna del lor nume,
El suo bel carro a Febo chieder puoi.
O questo o nuova stella che tu sia,
Che di splendor novello adorni el cielo,
Chiamata esaudi, nume, e voti nostri:
Leva dello splendor tuo tanto via,
Che agli occhi, c'han d'etterno pianto zelo,
Senz'offension lieta ti mostri".
Bernardo Pulci altro poeta , in una sua lirica In morte di Simonetta, la descrive come "delizia e zelo" dei regni di Venere. Angelo Poliziano la immaginò come ninfa, Poliziano descrive l'apparizione della giovane in questi termini:
"Candida è ella, e candida la vesta
Ma pur di rose e fior dipinta e d'erba:
Lo inanellato crin dell'aurea testa
Scende in la fronte umilmente superba.
Ridegli attorno tutta la foresta,
E quanto può sue cure disacerba.
Nell'atto regalmente è mansueta;
E pur col ciglio le tempeste acqueta".
Una donna molto coraggiosa ed emancipata per l'epoca, se si pensa che nel 400 posare nuda per una donna di alto rango era molto sconveniente, anche se non è stato mai trovato alcun documento che provi che Simonetta abbia posato per Botticelli e per di più nuda, invece diventa consuetudine posare nuda per un pittore nel secolo successivo nel 500.
Due sono i dipinti più famosi del Botticelli custoditi ora al Museo degli Uffizi di Firenze: la Nascita di Venere e la allegoria della Primavera.L'importanza che si coglie in entrambi i dipinti , la ricerca di una nuova visione prospettica delle figure nello spazio.
Altro dipinto molto bello fu realizzato da Piero di Cosimo dipinse una Cleopatra con le sembianze di Simonetta Cattaneo, con un aspide attorno al collo: era certamente un inquietante ricordo della fine prematura, ma il serpente è anche un simbolo erotico e tutto il quadro, del resto, ha una doppia chiave di lettura in bilico tra il rigoglio della vita e la morte in agguato.
Per chiudere la bellissima Simonetta, la donna che fece impazzire Firenze e non solo era già stata trasformata in un mito in vita rafforzandosi dopo la morte.
Non a caso per fare da musa ispiratrice impersonificare la Venere celeste simbolo di purezza, semplicità' e bellezza Botticelli, sceglie una sola donna " La Sans Par", la senza paragoni, Simonetta Vespucci."Muore giovane chi è caro agli dei". Una citazione del commediografo greco Menandro sicuramente nota negli ambienti raffinati dell'Umanesimo fiorentino del circolo più vicino a Lorenzo il Magnifico. Una data. 26 aprile 1476.