Pinocchio

22.02.2025

Pinocchio è un burattino con un naso lungo, un cappello di pane, un vestito di carta ecc., ma questo da solo non basta, infatti per essere pinocchio deve avere un cervello da bambino e dentro a quel tronco di legno un cuore da uomo, proprio per questo diventa un burattino speciale uno diverso da tutti gli altri.

Il desiderio più grande di Pinocchio in fondo era diventare un bambino e lo aveva esplicitamente dichiarato alla Fatina dai capelli turchini: quando gli disse:

" Oh! sono stufo di fare sempre il burattino! Sarebbe ora che diventassi anch'io un uomo come tutti gli altri "

Ma non gli era mai riuscito, soltanto quando si mise ad agire seguendo gli impulsi buoni del suo cuoricino diventa un bambino.

Il burattino descritto da Collodi, a mio modesto parere altro non è che un eroe, si proprio così! Un eroe, un eroe non perfetto ma imperfetto.

Pinocchio non è il solito guerriero, il buono, il principe, il Re, ma un qualcosa di molto più umano rispetto a tanti personaggi della letteratura in genere.

Pinocchio, resterà sempre contemporaneo, per il semplice motivo che ci rappresenta, perché ognuno di noi almeno una volta nella vita è stato come lui: bugiardo.

Purtroppo, a differenza di ciò che accade nelle favole, nella vita reale il finale non è sempre come nella favola di Pinocchio cioè del riscatto sociale, dell'umanizzazione dell'eroe imperfetto, ma le bugie si sommano ad altre bugie, dando vita ad un circolo vizioso dal quale è difficile o meglio impossibile uscire.

Pinocchio diventa simile a noi in diversi sentimenti, ad esempio è capitato in passato, capiterà sicuramente in futuro che incontreremo persone che fin dall'infanzia hanno subito umiliazioni, delusioni ed altro, tanto da generare in loro una vera e propria sensazione di vergogna, pur cercando ad ogni costo l'amore degli altri.

Proprio questi individui che fuggono sempre davanti agli altri, probabilmente non si sono mai sentiti amati dai genitori, dagli amici, ecc. Ecco che diventano sempre più soli, auto emarginandosi.

Questo sentimento straziante, costantemente presente, già dalla giovane età, è causato probabilmente anche da genitori egocentrici, non capaci di aprir loro la porta verso la vita, quella vera.

Genitori non capaci di preparare il proprio bambino per la vita facendolo diventare soggetto partecipe.

Spesso troviamo genitori che desiderano, un figlio educato, gentile, bravo, come fosse un trofeo da esibire agli altri.

Non bisogna mai con accanimento colpevolizzarli, sgridarli per cose troppi futili, il bambino non deve essere messo di continuo alla prova, il bambino non deve compensare l'umiliazione subite dai genitori.

Collodi ha descritto in questo bellissimo romanzo "le avventure di pinocchio", questo tipo di genitore, attraverso il personaggio della Fata, che rappresenta perfettamente una personalità priva di coerenza ed egocentrica, animata solo dalla volontà di potenza, trattando Pinocchio da stupido.

Una donna con una doppia personalità, a volte si comporta da «buona mamma», facendo sedere Pinocchio ad una tavola apparecchiata a volte, invece, offre a Pinocchio pane di gesso, albicocche di alabastro.

Insomma la fata è una maestra severa, che sottopone Pinocchio a regole rigidissime tanto da farlo diventare un ottimo allievo.

Mentre da un'analisi che vedremo in seguito fatta dal Cardinale Biffi, questa madre rigida, egocentrica, quasi bambina fa sì che Pinocchio diventa un bambino che dimentica i propri bisogni. Tanto che in un passaggio della favola Pinocchio dopo aver saputo che la Fata giace in ospedale: esclama «Oh che grande dolore, che mi hai dato! Oh, povera Fatina! Ripetendolo più volte e di continuo …. Se avessi un milione, correrei a portarglielo... Ma ciò solo quaranta soldi... Eccoli qui: andavo a comprarmi un vestito nuovo, prendili, dice alla Lumaca, e vai a portarli subito alla mia buona Fata! aggiunge ancora Finora ho lavorato per mantenere il mio babbo: da oggi in là lavorerò cinque ore in più per mantenere anche la mia buona mamma.

Questa sorte di compassione non è rara anzi spesso ci troviamo difronte a famiglie dove il figlio si assume la responsabilità di prendersi cura della madre, che si comporta da bambina.

Ciò che la Fata fa a pinocchio nessuna madre si sognerebbe di fare al proprio figlio. Ricordate quando Pinocchio si avvicina alla casa della Fata, e mentre cammina trova una piccola pietra di marmo, con sopra una scritta:
QUI GIACE LA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINI
MORTA DI DOLORE PER ESSERE STATA ABBANDONATA DAL SUO FRATELLINO PINOCCHIO

Pinocchio dopo aver letto la scritta cade bocconi per terra e, coprendo di mille baci quel marmo, scoppia a piangere. Lo fa per tutta la notte e la mattina dopo.

Egli piangendo dice: «Oh Fatina mia, perché, sei morta? Perché, invece di te, non sono morto io che sono tanto cattivo, mentre tu eri tanto buona? [...] Oh, Fatina mia, dimmi che non è vero che sei morta!

Se davvero mi vuoi bene, …… ritorna viva come prima! ..... Non ti dispiace a vedermi solo e abbandonato da tutti?»

Questo per dire che spesso i genitori portano a far perdere il proprio io ai propri figli.

Questi bambini vivono unicamente per i genitori diventando sempre più frustati e sempre più soli dei veri e propri emarginati. Come tutte le favole ognuna ha la sua morale, anche Pinocchio ha la sua. Ma la favola di Pinocchio non è una semplice favola ma è molto di più. Altro non è che un viaggio di una persona alla conquista della sua umanità. Infatti la morale di Pinocchio qual è?

E' questa: nella vita non dobbiamo essere figli ma essere dei buoni figli.

Altrimenti il paese dei Balocchi sarà sempre lì ad aspettarci.

CARLO LORENZINI Carlo Lorenzini, detto Collodi, nacque a Firenze il 22 novembre 1826 da Domenico Lorenzini e da Angiolina Orzali. Lui cuoco lei figlia di un fattore, dopo le nozze si trasferiscono da Collodi a Firenze per lavorare in casa del marchese Richard Ginori.

Carlo Lorenzini, come Paolo suo fratello, si riscattò dalla condizione sociale molto umile grazie agli studi, sostenuti economicamente dal marchese. Carlo inizialmente venne avviato alla carriera ecclesiastica, presto se ne allontanò per continuare gli studi presso gli Scolopi a Firenze.

Carlo Lorenzini non riuscì forse per proprio volere a formare una famiglia, non ebbe figli, ebbe la fama di essere persona poca incline al lavoro e incline ai vizi. Visse l'ultima parte della sua vita presso la casa del fratello insieme alla madre.

Morì nel 1890, quattro anni dopo la morte della madre.

Attività intellettuale Carlo Lorenzini, fu direttore e collaboratore di alcuni periodici pubblicati nell' interland di Firenze come: Il Lampione, Scaramuccia, Il Fanfulla, con i relativi supplementi di quest'ultimo Il Fanfulla della domenica e Il Giornale per i bambini. Lorenzini, come altri suoi colleghi, iniziò a scrivere sotto uno pseudonimo, "Collodi", un paesino graziosissimo, arrampicato sulla pendice di una collina, in mezzo agli ulivi, con un bellissimo giardino nel mezzo. Allora Carlo Lorenzini pensò di firmare i suoi scritti, non col suo nome, ma con quello di Collodi, del paese della sua mamma.

Al giornale Il Fanfulla della domenica collaborarono anche De Sanctis, Verga, Capuana, Carducci, D'Annunzio.

Genesi dell'opera Il 7 luglio del 1881 su Il Giornale della Domenica che era un supplemento domenicale de Il Fanfulla vengono pubblicati i primi due capitoli della favola di Pinocchio con il titolo La Storia di un burattino. Le pubblicazioni continuarono anche se in maniera discontinua fino ai capitoli XIV e XV del 27 ottobre dello stesso anno, fine a quando Pinocchio, morì impiccato. Il 16 febbraio 1882 riprendono le pubblicazioni con il titolo mutato in Le avventure di Pinocchio. Anche questa ha avuto numerose interruzioni e lunghe pause fino al capitolo finale, il XXXVI, che viene pubblicato il 25 gennaio 1883. Il mese successivo viene pubblicata la prima edizione del volume Le avventure di Pinocchio con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. Oltre alla prima edizione del 1883 comparvero altre quattro edizioni prima della morte dell'autore: 1886, 1887 anche se di questa non vi è più traccia, 1888 tutte presso la Libreria editrice Felice Paggi; 1890 presso R. Bemporad & Figlio, concessionari della Libreria Paggi. Collodi apre il racconto di pinocchio con una battuta esemplare

"C'era una volta… Un re! . No. C'era una volta un pezzo di legno.

Uno di quelli che d'inverno si mette nelle stufe o caminetti per riscaldarci.

Qui si intravede il senso ironico di Collodi che stravolse la struttura stessa della fiaba tradizionale mostrando un anti-eroe: non un re o un principe, ma un pezzo di legno, e neanche di legno pregiato ma un umile povero pezzo di legno.

Curiosità Sapete perché Collodi definisce Pinocchio un burattino? Pinocchio apparterrebbe per tipologia alle marionette, piuttosto che ai burattini. Le marionette sono fantocci di legno o cartapesta, azionate dall'alto tramite fili. I burattini, al contrario, sono mossi dal basso verso l'alto: la mano del burattinaio entra in un buratto di stoffa sotto il vestito e con le dita ne dirige il movimento.

Realismo e Fantasia

Collodi dà vita in Pinocchio a un mondo ibrido, un misto tra reale e fantasia.

Collodi stesso si rivolge a Pinocchio una volta come ragazzo una volta come burattino.

Una particolarità che personalmente ho potuto cogliere che Collodi sembra quasi prediligere l'ambientazione notturna, questa occupa una parte rilevante della narrazione. La notte fa da sfondo, accompagna se così si può dire alle più gravi disavventure di Pinocchio, come l'inseguimento degli assassini, la fuga dalla bocca del Pesce-cane, la trasformazione in ciuchino.

In Pinocchio Collodi descrive i paesaggi della campagna Toscana, che conosce molto bene. Sono cinque le principali scenografie in cui si svolgono le vicende di Pinocchio: la città, il paese, la campagna, il bosco e il mare. La città più nota dell'opera è quella di Acchiappacitrulli che raccoglie in se stessa ogni tipo di cialtrone e malandrino ed animali parlanti come il giudice Gorilla.

Il paesaggio toscano, che Collodi in Pinocchio ci descrive è un mondo molto vicino alla realtà contadina una realtà povera, semplice, dove fanno da padrone, fame e miseria. Tanto che Pinocchio si ritrova spesso a subire i morsi della fame, in alcuni casi il corpo di Pinocchio è addirittura mangiato da altri: come nel caso dei pesci che mangiano il ciuchino, o dei picchi che beccano il naso di Pinocchio.

Infatti l'insegnamento di Geppetto è che nulla può essere sprecato, nemmeno le bucce delle pere, proprio perché se oggi sai cosa mangi, non sai se mangerai domani.

Tutto il racconto di Pinocchio è costruito intorno allo schema della "prova": l'eroe Pinocchio deve superare difficili prove per poter raggiungere il suo obiettivo, la propria umanizzazione, che sancisce l'atto di crescita del burattino: Pinocchio smette di essere fanciullo per diventare uomo maturo e responsabile, quindi si compie l'umanizzazione e con essa lo status sociale infatti nell'ultimo capitolo, si ritrova in abiti borghesi in una casa pulita ed elegante, quindi avviene quel riscatto sociale che tanto tanto caro fu allo stesso Lorenzini.

Genitore-Figlio

Il burattino Pinocchio nasce come tutti sappiamo per mano di Geppetto, egli ne lavora il legno lo scolpisce, fino ad arrivare al burattino che tutto conosciamo dandogli il nome Pinocchio. Geppetto sin dall'inizio riveste il ruolo di padre, sin dall'inizio sente il bisogno di diventarlo, tanto da riconoscere da subito piaceri e dolori dell'essere padre.

L'istruzione per Geppetto è di gran valore, tanto da vendersi la giacca, cosciente di passare l'inverno al freddo pur di poter comprare l'abbecedario al proprio figlio.

L'istruzione sia per Collodi che per Geppetto è l'unico strumento in mano al povero per potersi riscattare nella società uno strumento per avanzare di classe sociale, Collodi lo sa e molto bene per la sua personale esperienza.

Nel romanzo troviamo una figura femminile quella della fata, figura analizzata sotto molti aspetti a da molti personaggi il rapporto con questa appare difficile, ambiguo e mutevole.

La fata entra nel racconto al XV capitolo. Attraverso l'immagine di una bambina morta che nega il suo aiuto a Pinocchio, inseguito dagli assassini. Nel XVI capitolo la bambina risorge ma come fata, pur restando bambina. In un primo momento sembra un rapporto

di sorella e fratello, poi la fata bambina muore nuovamente e risorge come la "brava donna" delle isole delle Api industriose.

Da questo momento diventa una mamma ma a volte una mamma molto, troppo severa.

L'amore di Geppetto è totale, incondizionato fino a buttarsi in mare alla notizia che il figlio scapestrato era diretto in terre lontane.
Ma dall'altra parte troviamo l'amore del figlio, anche se scapestrato, capace di cadere in tentazione ma comunque ha sempre il suo babbo nel cuore. Infatti per ritrovare suo babbo deve toccare il fondo, lo ritrova quando trasformato in somaro, gettato con una pietra al collo in fondo al mare e da qui nella pancia del Pesce-Cane ritrova il papà.

Lo trovò seduto ad una piccolissima tavola apparecchiata, con sopra una candela accesa questa infilata in una bottiglia di vetro color verde, e seduto a tavola un vecchiettino con capelli e barba bianca.

E cosi che successe che a quella vista Pinocchio emozionato come non mai si getta al collo del vecchietto cominciando ad urlare: 'Oh! Babbino mio!

Finalmente vi ho ritrovato! D'ora in poi non vi lascio più, mai più, mai più!'

In questo incontro Pinocchio finalmente racconta al padre tutte le sue disavventure, gliele consegna, certo del suo perdono. Proprio in questo racconto catartico che Pinocchio riconosce i suoi sentimenti più profondi, l'amore verso suo padre e il desiderio di non "smarrire più la giusta via" in questo momento comincia il cammino che lo porterà a trasformare il proprio cuore "di legno" in un cuore "umano".

Secondo il Cardinale Biffi quella di Pinocchio altro non e che la sintesi dell'avventura umana. Un romanzo che inizia con un artigiano che costruisce un burattino di legno che non so per quale strano motivo lo chiama subito, figlio.

Se il libro di Pinocchio nato per caso, scritto con poca voglia per un giornale di bambini, a puntate irregolari, interrotto due volte, e comunque ha avuto un successo mondiale, la spiegazione è una sola. Probabilmente contiene un messaggio eterno, che tocca il cuore di tutti gli uomini.

Biffi dà una perfetta e bellissima lettura teologica a tutto il libro, ad esempio la Fata Turchina? Per Biffi rappresenta la salvezza donata dall'alto: e quindi Cristo, la Chiesa, la Madonna».
E Lucignolo? «È la perdizione. Il diavolo?

«Il Gatto e la Volpe la tentazione

Ma se da una parte e tutto questo dall'altro è uno dei simboli della bugia.

Tutti nella vita, abbiamo o diciamo bugie, magari piccole per alleggerire certe situazioni, dette per addolcire la realtà magari rispetto a qualche persona cara. La bugia diventa patologica detta anche sindrome di pinocchio quando una persona mente di continuo.

Il bugiardo patologico ha fortuna solitamente solamente nelle fasi iniziali, cioè quando una persona gli dà fiducia poi in tempi più o meno rapidi vengono scoperti.

Il bugiardo patologico ha un fine ben preciso provocare ammirazione stupire le persone che si hanno difronte, cercare di dare un'immagine falsa di sé, scopo attirare l'attenzione e per emergere rispetto ad altre persone.

Ritornando all'esame teologico di Biffi il grillo parlante rappresenta "il mistero della coscienza morale che ogni uomo esperimenta dentro di sé".

Ma per molti si tratta di una favola massonica. Secondo alcuni Carlo Lorenzini conosciuto con il pseudonimo di Carlo Collodi, inventore di Pinocchio, era massone. Questa sua opera "Le avventure di pinocchio" altro non è che una parabola massonica.
Se visitiamo il sito della loggia Hochma 182 in un articolo leggiamo "Pinocchio: una storia iniziatica":
La fiaba di Pinocchio, tradotta in 240 lingue, libro per notorietà secondo solo alla Bibbia.

Il fatto che Carlo Lorenzini, apparteneva alla Fratellanza non è provato da nessun documento ufficiale. Aldo Mola, storico ufficiale della massoneria ma non appartenente ad essa, afferma con decisione che Collodi facesse parte della famiglia massonica.

Molti sono gli eventi della vita di Collodi che confermano questa tesi. Esempio la creazione nel 1848 di una pubblicazione intitolata "Il Lampione", che, come egli stesso affermava, "illuminava' tutti coloro che fossero nelle tenebre". E poi l'estrema ammirazione che nutriva nei riguardi di Giuseppe Mazzini.

Comunque nelle "Avventure di Pinocchio" i contenuti esoterici sono numerosi.

Il legno da cui esce fuori Pinocchio lavorato da Geppetto educato in maniera severa dalla fata per diventare uomo, in poche parole Pinocchio percorre un percorso iniziatico che lo condurrà alla trasformazione del suo essere.

I simboli sono molti, lo scalpello, il maglio di Geppetto, i cappucci neri dei conigli che si danno da fare per far bere a Pinocchio la porzione amara datagli dai 3 medici, per non aver adempiuto a qualche impegno preso, proprio i medici stanno a rappresentare in modo simbolico il Maestro Venerabile poi il I ed II sorvegliante. Ancora al capitolo XXIII, la lapide della bambina dai capelli turchini abbandonata dal suo fratellino Pinocchio, rappresenterebbe la prima iniziazione del burattino, ufficialmente fratellino. La stessa figura di Mangiafuoco minaccioso e duro, ma allo stesso tempo compassionevole da vero Maestro, dopo aver minacciato pinocchio gli regala le cinque monete.

Altro simbolo massonico l'impiccagione di Pinocchio, nell' immagine dell'impiccagione c'è l'allusione alla "morte iniziatica", ovvero una prefigurazione della morte fisica intesa come rituale per accedere ad una nuova vita.

Il campo dei miracoli ricorda la volta stellata del Tempio.

Oppure nell'episodio della locanda in cui Pinocchio viene svegliato da "tre colpi" alla porta, i fatidici tre colpi d'Apprendista.

Le colonne del tempio sono sormontate ciascuna da duecento melograni, quattrocento in tutto, in Pinocchio, guarda caso la fata turchina confeziona quattrocento panini e prepara duecento tazze di caffè e duecento tazze di latte.

Altro segno massonico, quando Pinocchio inghiottito dal pescecane, ritrova nella pancia del pesce Geppetto seduto ad un tavolino con sopra una candela dentro una bottiglia di cristallo verde.
Tutto fa presupporre al gabinetto di riflessione: il tavolino, la candela, gli scheletri dei pasti del pescecane, il sale dell'acqua marina, il nero dello stomaco del predatore dei mari.

Il verde della bottiglia, invece, rimanda al colore sacro del Graal e dello smeraldo. La volta celeste che Geppetto e Pinocchio intravedono guardando il cielo uscendo dalla bocca della balena.

Infatti in tutte le logge massoniche il soffitto è proprio una volta celeste.

Ritornando all'autore questi cambiò il proprio nome in Collodi nel '59, in coincidenza del suo trentatreesimo compleanno, cifra di alto significato nel processo di maturazione massonica.

Per concludere da quella che poteva sembrare una semplice favola per bambini si è dimostrata essere un opera piena di scene e situazioni dal retrogusto esoterico e simbolico.

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