PILLOLE DIVINA COMMEDIA

22.02.2025

I CANTO INFERNO

"Nel mezzo del cammin di nostra vita…" così inizia il poema Dantesco, così inizia il più grande e fantastico viaggio mai concepito dalla mente umana, il viaggio compiuto da Dante nei tre regni dell'Oltretomba (Inferno, Purgatorio, Paradiso), viaggio che compie in sette giorni nella primavera del 1300, Dante aveva solo 35 anni. All'inizio del viaggio il poeta si smarrisce in una selva oscura "… mi ritrovai in una selva oscura che la diritta via era smarrita…" ma proprio entrando in questa selva, si trova di fronte a tre ostacoli le tre fiere (la lonza, il leone e la lupa), questi rappresentano i tre peccati della chiesa Romana:

la Lonza rappresenta la lussuria,

il Leone rappresenta la superbia,

la Lupa l'avarizia, l'avarizia che Dante indica proprio nella curia romana, Dante in più canti si scaglia contro la chiesa, ma questo lo vedremo più avanti. Di fronte alle tre fiere Dante arresta il proprio passo per lo spavento fino a quando il poeta incontra il primo personaggio della Commedia (si ricorda che il nome di divina gli fu attribuito dal Boccaccio nel 1555).

Dante nel vedere questo personaggio impaurito come era gli parla, quasi implorandolo dice,

"Pietà di me chiunque tu sia o spirito o uomo reale,

e l'altro rispose

uomo non sono ma lo fui, i miei genitori furono Lombardi,

ambedue Mantovani di nascita,

nacqui all'epoca di Giulio Cesare,

sebbene alla sua fine,

visse a Roma sotto il buon Augusto,

Dante lo riconosce era Virgilio , e gli si rivolge quasi sottomesso dicendogli

"...O lume e Onore degli altri poeti... "

questo era stato mandato da Santa Lucia, questa da San Bernardo e quest' ultimo dalla Madonna in persona per aiutarlo.

C'è da chiedersi come mai proprio Virgilio? Perché non Omero, perché non Sant'Agostino o un altro grande poeta, probabilmente perché Virgilio in quel particolare momento storico era considerato il profeta pagano del cristianesimo.

Prezzolino dice che la teologia di Dante è diversa dalla teologia della Chiesa tanto che Dante fa molte trasgressioni che la Chiesa non sopporta, tanto che nel 1380 succede che i Domenicani in Piazza a Bologna bruciano il Monarca, altri ancora affermano che bruciano anche la Divina Commedia.

Una delle tante trasgressioni del Sommo Poeta la si trova per esempio nel XXVI Canto del Purgatorio, siamo appena appena sotto al paradiso, qui troviamo sodomiti e ermafrodite e questi come se non bastasse si incontrano, si abbracciano, si baciano, ecc. eppure questi sono destinati al paradiso, ricordo che il Purgatorio per chi non lo sa, è il più cristiano dei regni. Nelle letteratura veneta quella precedente a Dante in quella didascalica di Giacomino da Verona si parlava solo di Inferno e Paradiso il Purgatorio è stato aggiunto successivamente. Un'altra grande trasgressione del Sommo Poeta per esempio e mettere a guardiano del più cristiano dei regni un suicida, addirittura un pagano Marco Porcio Catone Uticense

Noi tutti abbiamo letto Dante come il più osservante delle leggi canoniche della chiesa come il più osservante della teologia cristiana, Giuseppe Prezzolini diceva che dante aveva un amore innato verso tutte le creature ma le sue posizione verso alcuni dannati e verso alcuni beati hanno fatto oscillare sempre le fondamenta della chiesta cattolica e della teologia tradizionale.

Ritornando a Virgilio che come tutti sappiamo rappresenta la ragione, nell'aiutare Dante fa una profezia, infatti dice a Dante riferendosi alla Lupa, tranquillo verrà un giorno il Veltro che si ammoglierà con essa e la farà morire con doglie, Veltro che per alcuni studiosi sarebbe un cane da caccia simile ad un levriero agile e veloce per altri sarebbe la scrittura ma questo lo vedremo in seguito. Ritornando all'incontro con Virgilio, dopo essersi in un certo senso presentati Virgilio propone a Dante di scendere nelle profondità dell'inferno fra le genti che soffrono per proseguire nel viaggio che tutti sappiamo, così Virgilio muove il passo e Dante fra tante preoccupazioni e paure lo segue nell' Antinferno.

II CANTO INFERNO

Nella poca luce del crepuscolo Dante fa presente le sue preoccupazioni ad affrontare il viaggio infatti dice a Virgilio io non sono nè San Paolo che viaggiò in paradiso (come dice nella II lettera ai Corinzi), nemmeno Enea al quale tu hai permesso di Viaggiare nell'Aden, io non ho nessun titolo per fare ciò, ma Virgilio lo rincuora dicendogli che ci sono tre donne che hanno organizzato il suo viaggio e sono: Beatrice, la Madonna e Santa Lucia viaggio organizzato in nome dell'amore.

Parole capaci di togliere al poeta ogni dubbio tanto da chiedere

"...maestro duca mio vai avanti io ti segno".

III CANTO INFERNO

Questo terzo canto inizia con un verso famosissimo forse fra i più belli

"Per me si va ne la città dolente,

per me si va ne l'etterno dolore,

per me si va tra la perduta gente".

una terzina di una forza icastica meravigliosa tutti i tre versi iniziano tutti "per me, per me, per me", il poeta nel suo cammino nota una turba in questa turba troviamo le anime di quelle persone che in vita sono stati incapaci di prendere decisione, fra queste anime troviamo un personaggio famosissimo Papa Celestino V colui che per mancanza di coraggio rinunciò al papato.

Mentre Dante osserva le anime di questi personaggi vede arrivare il traghettare delle anime Caronte, Caronte che si rifiuta di far salire sull'imbarcazione Dante perché si accorge che una persona viva, ma Virgilio lo convince a farlo salire, saliti sulla chiatta durante tutto il tragitto questa è circondata da numerosi dannati che si aggrappano all'imbarcazione tanto che Caronte colpisce questi dannati con i remi per farli sprofondare nell'onda bruna dell'Acheronte. Sul finire del canto un colpo di scena, si sente un grosso tuono una luce color vermiglio (color rosso) abbaglia Dante tanto da fargli perdere i sensi e di non sapere mai come ha proseguito il viaggio.

IV CANTO INFERNO

Con questo canto il IV finisce l'anti inferno e entriamo nell'inferno vero e proprio Dante rinviene dallo svenimento avuto sul finire del III canto e si trova al di là del fiume Acheronte esattamente nell'Imbo dove stanno le anime dei peccatori, peccatori si ma di un peccato involontario cioè quelli che non hanno avuto la grazia del battesimo, una lunghissima lista di nomi se non vado errato 48 tra i primi nomi Abramo, Noè, Mose, ecc. ecc., in questo stesso canto Dante e Virgilio incontrano un gruppo di illustrissimi poeti: Omero poeta sovrano, Orazio, Ovidio e Lucano, tutti insiemi fanno un sacco di feste nel vedere Dante e Virgilio e tutti insieme conversando in modo parsimonioso attraversano un fiume al di là del quale si imbattano in un castello cinto da sette mura, un luogo magico che cela segreti che a noi non ci è dato sapere.

In questo castello incontrano altri tre grandi spiriti arabi Avicenna, Averroè e il Saladino, si ricorda che siamo in tempo di crociate, di lotte sanguinarie fra musulmani e cristiani

V CANTO INFERNO

Questo canto è uno dei più belli e conosciuti, uno dei più famosi, uno dei canti probabilmente più studiati, qui si scende nel secondo cerchio quello dei lussuriosi qui si trova Minosse

"Stavvi Minòs, orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l'intrata…";

avvinghiandosi e menando come fosse una frusta la coda indica di quanti gironi l'anima del dannato, del peccatore deve scendere.

Questo cerchio è caratterizzato da un vento forte e tempestoso che tormenta i peccatori coloro che non hanno saputo resistere alle lusinghe dell'amore sensuale, qui troviamo Elena, Achille, Paride, Cristano, Semiramide e tanti altri ancora, tutti quanti sono avvolti in questo vortice che li sbatte a destra e a sinistra come foglie al vento, fra tutte queste figure l'attenzione di Dante va dritta su due personaggi, le uniche due persone abbracciate in questo vortice tormentoso, Paolo e Francesca, tanto che Dante rivolgendosi a Virgilio dice:

«Poeta, volontieri parlerei a quei due che 'nsieme vanno,

e paion sì al vento esser leggeri».

E Virgilio risponde

«Vedrai quando saranno più presso a noi;

e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno».

E ancora Dante li descrive

"Quali colombe dal disio chiamate con l'ali alzate e ferme

al dolce nido vegnon per l'aere dal voler portate"

Ma quando questi finalmente giungono davanti al poeta Francesca si rivolge a Dante con una delicatezza una dolcezza disarmante infatti dice;

...O animal grazioso e benigno

che visitando vai per l'aere perso

noi che tignemmo il mondo di sanguigno, ....

se fosse amico il re de l'universo,

noi pregheremmo lui de la tua pace,

poi c'hai pietà del nostro mal perverso

bellissimi versi, mentre Francesca parla e racconta con delicatezza infinita il suo amore per Paolo questo se ne sta zitto e piange, Francesca racconta a Dante;

… Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m'abbandona.

...Amor condusse noi ad una morte:

Caina attende chi a vita ci spense...

e Dante quasi piangendo dice

...Francesca, i tuoi martìri

a lagrimar mi fanno tristo e pio...

ma Dante incalza ancora, vuole sapere il perché, e Francesca prosegue;

... Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

soli eravamo e sanza alcun sospetto…

e poi ancora continua e racconta fino a quando ...

...la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante...

Dante nel sentire Francesca con quanto amore racconta si emoziona, probabilmente si immedesima pensando alla sua Beatrice.

VI CANTO INFERNO

Il sesto canto ci introduce nel terzo cerchio quello dei golosi, a guardia di questo cerchio mette Cerbero figura surrealistica dalle tre gole in questo luogo troviamo un suo concittadino Ciacco, Dante per questo personaggio nutre non poca simpatia questo fa a Dante una previsione sulla sua Firenze gli dice che la fazione dei Neri con a capo Corso Donati manderà in esilio tutti i Bianchi a cui Dante apparteneva con l'aiuto di Bonifacio VIII per il quale Dante nutriva odio ed aveva sempre espresso palesemente una forte avversione.

VII CANTO INFERNO

In questo quarto cerchio troviamo due categorie di peccatori gli avidi e i prodighi questi peccatori rotolano dei macigni molto pesanti, sollevano pesi enormi.

I prodighi odiano gli avari perché attaccati al denaro e alle loro cose, mentre gli avidi odiano i prodighi perchè sperperano denaro e cose, insomma peccatori che rappresentano gli estremi.

Per questi peccatori Dio ha scelto una sua ministra la Fortuna per distribuire equamente le fortune.

Da questo quarto cerchio si scende al quinto e troviamo un'altra accoppiata di peccatori opposti fra loro gli iracondi che si puniscono da soli si picchiano si mordono e gli accidiosi cioè i pigri questi stanno sempre dentro la melma della palude.

VIII CANTO INFERNO

Qui Dante e Virgilio si trovano in un luogo paludoso, e guardandosi un pò in giro intravedono qua e là in lontananza delle fiammelle rosse come se fossero dei segnali di fuoco tanto che Dante spaventato chiede a Virgilio cosa fossero e quale fosse il loro significato, ma Virgilio come sempre lo rincuora dicendogli di stare tranquillo, di non preoccuparsi poiché sta per arrivare per mare qualcuno che gli spiegherà tutto Fleggias altra figura mitologica figura simbolica dell'IRA, questo era l'addetto a traghettare i peccatori per la paluda ed immergergli nella stessa.

Nell' attraversare la palude melmosa uno spirito cerca di aggrapparsi alla barca, Dante in un primo momento domanda chi fosse, ma guardandolo più da vicino e con molta attenzione riconobbe quel peccatore era Filippo Argenti nemico di Dante, appartenente alla fazione dei neri, questo veniva chiamato cosi perchè essendo una persona molto ricca ferrava il proprio cavallo con ferri in argento.

Comunque Virgilio non vuole perdere tempo e invita Dante a continuare il viaggio poiché di lì a poco raggiungeranno la città di Dite, in questa Dante troverà altri peccatori. Arrivati alla città trovano un grosso numero di diavoli con i quali Virgilio dopo un primo scambio di parole, parla con questi quasi in segreto e li convince a far passare anche Dante.

Qui il Sommo Poeta fa una cosa molto bella, si rivolge direttamente al lettore infatti dice

"Pensa lettore se io mi sconfortai al suon delle parole maledette…"

la paura era tanta ma così tanta da rivolgersi al lettore per renderlo partecipe delle sue preoccupazioni.

IX CANTO INFERNO

Dante e Virgilio si trovano nella Città di Dite, qui incontrano un terzetto di donne che al posto dei capelli hanno delle serpi sono le cosiddette Erinni (nella mitologia Greca ) Furie (nella mitologia Romana) serve di Proserpina regina dell'inferno queste minacciano Dante ed invocano Medusa affinché lo pietrifichi, Dante come al solito è molto impaurito tanto che Virgilio lo aiuta a coprirsi gli occhi per non farlo guardare, perché se guarda la Gorgona lo pietrifica, proseguendo vede nelle acque delle altre anime che sguazzano e gridano terrorizzate, ma ad un tratto Dante sente un rumore, in un primo momento ha paura ma sempre con l'aiuto di Virgilio scopre che si tratta di un messo celeste venuto in aiuto, tanto e vero che questo con una verghetta tocca la porta di Dite e questa si spalanca, alla vista di Dante appare una campagna disseminata di pozzi di fuoco qui sono condannati gli eresiarchi i capi delle varie dottrine eretiche.

X CANTO INFERNO

Siamo sempre nella città di Dite i dannati sono gli eretici, ma Dante osserva con particolarmente interesse gli epicurei cioè i negatori dell'immortalità dell'anima.

In questo canto vengono evidenziate due figure Cavalcante Cavalcanti padre di Guido, amico e guida di Dante mentre l'altro e Farinata degli Uberti ghibellino.

Cavalcante chiede notizie di suo figlio, gli dice come mai suo figlio non era con lui e Dante risponde sono qui per merito di Virgilio per il quale tuo figlio non ebbe molta simpatia, tutto questo preoccupa molto Cavalcante perché pensa che suo figlio sia morto, ma Dante lo tranquillizza dicendogli di non preoccuparsi perché suo figlio è vivo.

Nel colloquiare con Farinata questo fa una previsione dice a Dante;

non passerà molto tempo e tu saprai quando l'arte di tornare in patria dall' esilio sia un'arte impossibile,

e poi ancora incalza,

perché tanta crudeltà nel perseguitare la mia famiglia ?

Dante da parte sua ribatte

ricordati del sangue che avete fatto spargere nella battaglia di Montaperti

e Farinata

ricordati che io fui il solo che nel convegno di Empoli difesi la città di Firenze che volevano distruggere.

A queste parole Dante cambio il suo atteggiamento nei confronti di Farinata inizia a rivolgersi con maggior rispetto.

XI CANTO INFERNO

Qui ci si trova in un luogo dove si e circondati di un puzzo indescrivibile, intollerabile proveniente da una moltitudine di anime, in questo canto troviamo un altro personaggio famoso Anastasio II questo fu colpito dalle ire celesti per aver concesso la comunione a Fotino reo di eresia.

Virgilio suggerisce a Dante di proseguire con calma, perché a questo puzzo ci si deve abituarsi gradualmente, insomma Virgilio si comporta come una saggia guida.

Dopo che Virgilio spiegò a Dante tante cose con molta perizia, lo stesso invita Dante di riprendere il cammino infatti si intravede già la costellazione dei pesci che significa che inizia ad albeggiare.

XII CANTO INFERNO

Con il dodicesimo canto si scende nel settimo cerchio si tratta di una discesa molto scomoda la montagna che si apprestano a scendere è dirupata, il terreno smotta, sbriciola sotto ogni passo.

Sopra queste rovine troviamo l'infamia di Creti cioè un mostro il Minotauro a protezione di cosa non c'è dato sapere.

Virgilio dopo aver in qualche modo zittito questo mostro, descrive queste rovine, nel descrivere queste rovina afferma che la causa principale dello smottamento era dovuto ad un antico terremoto avutosi quando Gesù morì.

Successivamente lo invita a guardare la cosiddetta riviera di sangue cioè il Flegetonte uno dei tanti fiumi infernali.

Qui come tutti gli altri canti troviamo altri personaggi che un po' sono i guardiani del luogo, i Centauri questi sono molto belli e fieri ma muti, sono: FOLO, CHIRONE e NESSO che si rivelano amici, infatti CHIRONE dice a NESSO di aiutare Dante e questo si colloca sulle spalle di NESSO in altre parole lo aiutano a proseguire il suo cammino. I prossimi personaggi che incontrano sono i tiranni: Alessandro Magno, Ezzelino da Romano, Guido da Montfort Vicario dei D'Angiò il cui cuore si dice fu conservato in un edificio di Londra.

XIII CANTO INFERNO

Finalmente giunti al di là del fiume Flegetonte , Dante e la sua guida si trovano in un paesaggio boschivo, si tratta di un bosco piuttosto strano, si sentono striduli di uccelli e grida umani, siamo nel luogo abitato dalle Arpie, come al solito Dante è molto spaventato specialmente nel momento in cui sente un lamento provenire da uno specifico arbusto molto vicino a lui, il pellegrino in un primo momento pensava che i lamenti venissero da umani nascosti dietro gli arbusti, ma la sua guida Virgilio lo invita a staccare un ramo dalla pianta a lui vicino, il Sommo Poeta lo fa e con molta prudenza e nello spezzare il rametto sente un lamento umano straziante, anzi una voce gli dici perchè mi scerpi e ancora continua "uomini fummo e or siamo fatti sterpi". Insomma siamo nel luogo, nel bosco dei suicidi e la voce che si lamenta in modo straziante è quella di Piero della Vigna (consigliere segreto di Federico II) questo è un racconto simile a quello dell'Eneide quando appunto Enea per adornare l'altare di mirti strappa il ramo e viene fuori la voce di Polidoro figlio di Priamo, ma questa è un'altra storia, Virgilio ancora dice a Dante prima che si cicatrizza la ferita puoi domandagli tutto quello che vuoi, ma Dante impaurito si ritrae e la sua guida domanda ma vi potete mai liberare e l'anima del peccatore risponde di no anzi dice quando Minosse manda l'anima del peccatore in questo luogo l'anima diventa un arbusto.

XIV CANTO INFERNO

Siamo nel terzo girone settimo cerchio luogo dove sono posti a soffrire i bestemmiatori questi corrono di continuo, in questo luogo troviamo sodomiti e usurai, questo luogo è caratterizzato dal sabbione ardente qualcosa che ricorda un pò il deserto Africano.

Fra tutti i peccatori presenti Dante ne osserva uno in particolare, uno che se ne sta disteso quasi a non interessarsi di quello che succede Capaneo (Personaggio del mito classico, figlio di Ippono o e Astinome, uno dei sette re che assediarono Tebe.

Stazio nella Tebaide lo descrive come gigantesco, di ampia tracotanza, al punto che osò sfidare Giove mentre scalava le mura della città e fu da lui fulminato.

Dante lo colloca tra i bestemmiatori del terzo girone del VII Cerchio dell'Inferno, sdraiati nel sabbione rovente sotto la pioggia di fuoco.

Dante osserva il dannato di dimensioni imponenti, che sembra trascurare il tormento provocato dalle fiammelle che cadono dall'alto e ne chiede conto a Virgilio .

Capaneo stesso risponde dicendo di essere da morto tale e quale a come era da vivo e dichiarando che Giove (Dio) non potrebbe vendicarsi di lui neppure scagliandogli contro tutte le folgori prodotte da Vulcano.

Virgilio ribatte che la sua superbia ne accresce la pena e che la sua rabbia è la sola pena adeguata a lui.

Dopo aver spiegato a Dante chi è il dannato, Virgilio invita il discepolo ad allontanarsi, dal personaggio tipico rappresentante della superbia e della bestemmia.

Durante questo viaggio si trovano difronte ad un ruscello e Dante domanda alla sia guida cosa fosse, vuole spiegazioni, Virgilio risponde attraverso un racconto molto lungo racconta di una grande statua con la testa d'oro il corpo d'argento ed i piedi di argilla dagli occhi fuoriescono lacrime che vengono giù a raccogliersi in una cavità per poi formare i 4 fiumi infernali cioè l'Acheronte, lo Stige, il Flegetonte e il Cocito insomma questa statua e l'allegoria del grande Veglio.

XV CANTO INFERNO

Qui troviamo i due pellegrini Dante e Virgilio che camminano lungo gli argini del fiume Flegetonte il fiume di sangue che attraversa il sabbione infuocato in questo luogo sono collocati i sodomiti e durante il loro cammino uno di questi si avvicina con molta gentilezza e tirando il lembo della veste di Dante le parla, Dante lo guarda lo riconosce subito addirittura gli si rivolge dandoci del voi, trattasi di Ser Brunetto Latini, in un certo senso si meraviglia di trovarlo in quel posto, perchè lo stimava moltissimo era stato suo maestro.

Dante è molto felice di incontrarlo e sempre camminando perché non poteva fermarsi perché fermarsi anche un attimo significava poi restare fermo cento anni senza avere la possibilità di ripararsi della pioggia di fuoco, così camminando Brunetto Latini chiede al suo ex discepolo il perché del suo viaggio e chi era l'uomo che lo accompagnava.

Dante risponde di essersi smarrito in una valle e che successivamente gli era apparso Virgilio colui dice Dante che mi riconduce sulla retta via.

XVI CANTO INFERNO

Dante e ormai giunto sull' orlo del settimo cerchio dove si sente il suono della cascata del fiume Flegetonte tre sono i sodomiti che si staccano da tutti gli altri e corrono verso Dante, giunti davanti al poeta iniziano a girargli attorno come lottatori sono le anime di tre fiorentini molto celebri al tempo di Dante sono: Jacobo Rusticucci un uomo molto ricco e molto influente, Guido Guerra politico e combattente e il saggio Aldobrandi appartenenti tutti alla vecchia classe dirigente fiorentina.

Nonostante i loro peccati sono comunque delle figure nobili che Dante vorrebbe abbracciarli ma non può poiché deve ripararsi dalla pioggia di fuoco, parla con i tre e gli racconta di essere anche lui un fiorentino così i tre chiedono notizie su Firenze ma soprattutto chiedono a Dante se cortesia e valore dimorano ancora in Firenze, Dante risponde informandoli della decadenza politica morale di Firenze i tre successivamente si allontanano e Dante rimane ad osservare la cascata che gli ricorda quella del torrente Acquacheta, (che era una cascata alta circa 70 mt e larga 35 mt

XVII CANTO INFERNO

Un canto questo molto movimentato, particolare, troviamo i due pellegrini Dante e Virgilio in volo sulla Groppa di GERIONE che li porta dal cerchio dei violenti il settimo all'ottavo.

Dante descrive Gerione lo descrive come una figura dalla faccia bella e giusta mentre la rimante parte del corpo era di serpente e che presentava una moltitudine di colori.

In altre parole Dante con questa figura ci sta dicendo che la menzogna la percepiamo come una persona con una bella faccia molto pulita, molto giusta, ma proprio questa bellezza nasconde la sua vera natura quella di ingannare le povere vittime.

XVIII CANTO INFERNO

In questo canto troviamo tante bolge questo canto ci porta in un luogo molto terrificante alle malebolge fatto di fossi circolari da qui partono e si intrecciano ponti e ponticelli collegati fra loro.

Qui le anime passeggiano incrociandosi si trovano plotoni di ruffiani e di seduttori, fra questi troviamo Giasone capo della famosa spedizione degli argonauti che durante la ricerca del vello d'oro (Il Vello d'oro è un oggetto presente nella mitologia greca che si dice avesse il potere di curare ogni ferita.

Si tratta del manto dorato di Crisomallo, un ariete alato capace di volare che Ermes donò a Nefele.

Il Vello fu in seguito rubato da Giasone.) Giasone trovava il tempo di sedurre varie donne fra cui Isifile (Personaggio mitologico), figlia di Toante re di Lemno con un inganno salvò la vita al padre quando le donne lemnie uccisero tutti gli uomini dell'isola, colpevoli di trascuratezza nei loro confronti.), andando avanti in una specie di pozza in una brodaglia fra i tanti personaggi troviamo TAIDE la prostituta in questo canto iniziamo a intravedere una certa fisicità che diventa sempre più sgradevole.

Siamo nella melma nell' orrore fisico in una vera fogna.

XIX CANTO INFERNO

I due poeti avanzano per il basso inferno lasciandosi alle spalle le bolge dell'ottavo cerchio e giunti all'alto ponte che sovrasta la terza bolgia Dante lancia un'infettiva contro i simonieci gli ecclesiastici che riducono senza nessuno scrupolo la chiesa ad uno strumento di ricchezza.

Il fondo di questa bolgia e ricoperto di tantissimi fori dai quali spuntano le gambe dei dannati con le piante dei piedi che bruciano come se ci fossero delle fiammelle, il Poeta è colpito da un peccatore in particolare che si agita più degli altri trattasi dell'anima in testa in giù e Papa Nicolò III questo sarà spinto più giù da Bonifacio VIII che era ancora in vita ma nel momento del trapasso è destinato a prendere il suo posto ed entrambi saranno spinti ancora più giù da papa Clemente V.

La sua guida Virgilio soddisfatto delle dure parole di Dante lo prende in braccio e lo riporta sull'argine della bolgia fino al successivo ponticello

XX CANTO INFERNO

In questo canto in una specie di vallone vede una turbe di dannati tutti lacrimanti camminano lentamente e presentano una particolare connotazione, tutti presentano la testa girata nel senso opposto deldel proprio corpo, all'incontrario obbligati a camminare a ritroso.

Qui Dante si rivolge direttamente al lettore dicendo "pensa se io non ero scosso di vedere questo" ma questi chi erano, questi sono i Maghi e gli Indovini, fra questi troviamo Tiresia indovino il quale avendo una volta colpito con una verga due serpenti perse per sette anni il sesso maschile e lo ritrovò quando compi la stessa cerimonia al contrario, fra questi troviamo Manto figlia di Tiresia fondatrice della città di Mantova, poi ancora troviamo gli astrologhi, i fattucchiere e tanti altri, ma e tempo di andare poiché e già l'aurora Virgilio invita Dante di seguirlo.

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