LA SCUOLA DI ATENE

Scena ambientata nel mondo classico per indicare le radici della civiltà romana.
Perchè Raffaello dipinge la scuola di Atene? probabilmente perchè la filosofia nasce in Grecia.

Sappiamo che le tre aree che hanno fatto grande l'occidente sono la filosofia Greca, il Diritto Romano e la Religione Ebraica. La scuola di Atene è un affresco (770×500 cm circa), databile al 1509-1511 ed è situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", poste all'interno dei Palazzi Apostolici. La prospettiva utilizzata e quella centrale a sinistra della scena statua di Apollo a destra Minerva personaggi mitologici che rappresentano la ragione. Al centro il vertice della cultura Greca Platone e Aristotele i due più grandi pensatori
PERSONAGGI
- Platone al centro rappresentato con i tratti di Leonardo da Vinci, regge il Timeo con il dito indica il cielo cioè il mondo delle idee.
- Aristotele rappresentato con i tratti di Bastiano da San Gallo regge l'Etica Nicomachea
- Zoroatro profeta iranico meglio noto come Zarathustra, regge il globo celeste
- Tolomeo con il globo terrestre
- Euclide rappresentato con i tratti di Bramante grande amico di Raffaello mentre insegna geometria
- Raffaello autoritratto
- Eraclito filosofo pessimista con i tratti di Michelangelo aggiunto probabilmente ad opera terminata per omaggiare Michelangelo che in contemporanea dipingeva la Sistina a pochi metri di distanza. Alcuni studiosi invece hanno voluto vedere una palese presa in giro di Raffaello nei confronti di Michelangelo. Perchè rappresentare Michelangelo nei panni di Eraclito? Perchè Eraclito era infatti definito fin dall' antichità come un filosofo "oscuro" e con un pensiero piuttosto criptico.
Ritornando a Michelangelo sappiamo, che pur essendo molto ricco per via delle commissioni che aveva ricevuto tra cui la Cappella Sistina, viveva come un povero. Addirittura si racconta che non si togliesse mai gli stivali, neanche per dormire, e che li sfilasse solo quando era costretto a cambiarli con un paio nuovo. In questa rappresentazione Raffaello ha messo in molto in evidenza proprio gli stivali del suo antagonista, forse ad evidenziare la puzza che emanavano.
- Epicuro fondatore dell'epicureismo, filosofia per una certa epoca osteggiata dalla Chiesa e tornata in voga - durante il Rinascimento. Questo volto potrebbe in verità incarnare anche la metafora di un rito orfico, volendo leggere -come nel caso dello storico della filosofia Giovanni Reale - la corona di pampini come simbolo di Dioniso e non del piacere ricercato dagli epicurei. Ispiratore di Lucrezio uno dei pochi atomisti dell'antichità
- Pitagora
- Telauge figlio di Pitagora che regge una lavagnetta racchiude tutta la teoria musicale pitagorica rappresenta la famosa Tetraktys in altre parole rappresentava la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali
- Averroè filosofo islamico,colui che fece "il gran commento" all' opera di Aristotele viene raffigurato giustamente negli abiti orientali, il che non lascia spazio a dubbi. Federico II Gonzaga Duca mantovano che combatté sia con il Papa che con l'Impero.
- Diogene di Sinope riconoscibile con abito lacero attegiamento di disprezzo verso qualsiasi forma di decoro e la ciotola. Caposcuola del cinismo. Il che molto spiega sulla sua apparenza…
- Socrate
- Zenone di Cizio, il vecchio dalla barba bianca che nel dipinto regge in braccio un infante. È questi il fondatore della scuola filosofica dello stoicismo, sorta in Grecia nel periodo ellenista e perpetuata anche nel mondo romano.vecchio
- Parmenide, il filosofo dell'Essere che è "immutabile, ingenerato, finito, immortale, unico, omogeneo, immobile ed eterno".
- Ipazia matematica di Alessandria per alcuni, unica donna e unico personaggio al di fuori di Raffaello che guarda verso l'osservatore nessun altro sembra essere interessato ad entrare in contatto con l'osservatore, questa ipotesi però non risulta suffragata da nessuna fonte o saggio critico attendibile. Per altri studiosi si tratta di Francesco Maria Della Rovere, duca di Urbino e nipote del papa Giulio II, che all' epoca del dipinto si trovava a Roma. Secondo l'ipotesi di Giovanni Reale questa figura biancovestita è un simbolo emblematico dell'efebo greco ovvero della "bellezza/bontà", la Kalokagathia.